Tabelo (2006) è un testo drammaturgico apparentemente semplice, in realtà molto complesso. La vicenda è presto riassunta: in una moderna azienda del terziario avanzato lavora un gruppo di impiegati e impiegate. In questa ‘corte’, che ha i suoi dominatori, arriva un neo-assunto. Come tutte le matricole sembra timido e i veterani dominanti da subito cercano di farne una vittima delle loro dinamiche interne e di piegarlo alle loro strategie di potere. Ma la situazione presto si rovescia e l’ultimo arrivato dimostra di essere una sorta di figura-destino, uno “sterminatore” che determinerà la distruzione del sistema vigente e la rovina dei suoi attori.
Come si percepisce sin dalle prime pagine, questo dramma non appartiene alla tradizione naturalistica ma al filone simbolista e dell’assurdo, con forti ascendenze kafkiane e beckettiane. Infatti ripropone, in modo originale, atmosfere astratte ed esemplari, situazioni e relazioni interpersonali paradossali e crudeli, mentre il linguaggio è spesso allusivo ed evocativo – ne è un emblema già il titolo, che indica il nudo piano scenico su cui agiscono i personaggi e nel contempo allude alla ‘scacchiera’ su cui si giocheranno i loro destini -: tratti che indirizzano il testo a un pubblico internazionale.
Mi sembra che l’interesse di questo testo raffinato e complesso risieda almeno in quattro elementi (per restare in sintonia con la passione simbolica dell’autrice). Il principale è rappresentato appunto dalla lingua parlata dai personaggi: è nervosa, scattante, costantemente pronta a sorprendere il lettore per quanto è acuminata, esatta e insieme allusiva, piena di scarti ironici, di metafore o similitudini ardite e originali, soprattutto sintetica e asciutta (quindi molto efficace).
Una seconda caratteristica risiede nel forte uso del simbolismo: Dall’Olio è autrice di solida cultura anglosassone ed ha intriso il testo di riferimenti e citazioni che in campo letterario spaziano dalla saga della Tavola Rotonda a Shakespeare e Coleridge, da Chaucer a Eliot, mentre in campo iconografico trovano un preciso referente nella pittura preraffaelita e nel simbolismo romantico-decadente – si pensi al giglio come simbolo di morte (cfr. Keats, D. G. Rossetti)
Seguendo un raffinato gusto barocco e postmoderno, i riferimenti si moltiplicano in continuazione come in una foresta di specchi e contribuiscono a disegnare quella tela di ragno à la Cortàzar che Linus/Gregorio (e l’autrice tramite lui) tesse intorno ai protagonisti.
Su questo gioco si incardina anche il terzo elemento di connotazione del dramma, cioè la tematica del doppio, molto cara alla Dall’Olio (la affronta anche in altre prove drammaturgiche) e quanto mai contemporanea. Nella pièce nessuno è quello che appare – o meglio il destino di ciascuno è risultante (e vittima) di una dialettica tra la sua natura profonda e la maschera sociale che si è dato o che gli è stata imposta – e tale doppiezza viene soprattutto attuata attraverso il simbolismo dei Tarocchi e dei segni zodiacali.
E qui il cerchio (o meglio il quadrato) si chiude, con l’ultimo, ma non meno importante elemento di connotazione: la drammaturgia spaziale e scenica. Come dovrebbero fare tutti i testi scritti per il teatro (e purtroppo così spesso non fanno!), Tabelo non si esaurisce nella pagina, anzi reclama assolutamente una sua messa in scena. Quel che a un primo sguardo può apparire eccessivamente simbolico o astratto, se letto e immaginato nella giusta prospettiva della realizzazione scenica improvvisamente si chiarisce nel significato e si completa: è allora che il lettore (e immaginario spettatore) facilmente legge il gioco dei doppi riconoscendo a colpo d’occhio i personaggi quando impersonano i loro multipli ruoli, è allora che gode dei costumi potenti e fantasiosi ed è allora, infine, che apprezza un’autrice capace di lavorare non solo sul piano letterario ma anche su quello scenico e spaziale.
Prefazione a cura di Gianni Cascone
Gianni Cascone (Bologna, 1957) vive e lavora tra Bologna, Prato e Genova. Dopo aver partecipato al Laboratorio Teatrale di Luca Ronconi accanto all’attrice Marisa Fabbri, si è dedicato al teatro come regista e drammaturgo e alla scrittura. Dal 1989 è presidente dell’associazione culturale pratese Grafio, riconosciuta una delle scuole di “scrittura creativa” più interessanti e importanti a livello nazionale. Tale associazione promuove la conoscenza della letteratura nazionale e internazionale e diffondere a livello nazionale la cultura in campo letterario e delle arti visive.