Anna d’Islanda – Il cielo in una stanza

“Anna d‘Islanda”

 

Nel tempo della Grande Depressione

si prende Anna d’Islanda una dote,

la dote di quattrocento corone.

 

Per non studiare a tasche vuote

impara a far la tessitrice,

così nessun inverno scuote.

 

Alla fine insoddisfatta si dice:

lavora in città, studia e non frequenta.

La scuola non ammette l’infelice.

Il sistema frena chi stenta.

Anna non si dispera, lotta:

viaggiando poi sarà contenta.

Sui giornali scrive, è donna che scotta:

in alto guarda, si oppone ai signori.

Per lei la voce del popolo sbotta.

Non tace, parla dei dolori

(l’isola soffre, l’Ekla erutta,

i libri bruciano, che orrori),

come se il fuoco l’avesse distrutta.
Basta giornali. All’Europa Anna guarda.

Impara lingue, le studia, le sfrutta.

Trascrive memorie e non tarda.

Dico “Casara va nel Mondo”,

“Amore e Diamanti”. Testarda

 

“Accesi la Candela”. Non nascondo:

li pubblica, sempre tutto a sue spese.

Per ultimi gli States, che gira a fondo.

 

Pochi soldi, senza difese.

Parlando conosce la gente,

parlando evita le contese.

 

Tutto descrive, non trascura niente.

Viaggio, ce la farò, la vita è dura.
Se Dio lo vuole, sì, lo terrò a mente.

 

Anna Maria Dall‘Olio

Serventese in memoria di Sigríður Anna Jónsdóttir (1901-1979), alias Anna de Moldnúpur.

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